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Recupero da un infortunio, quanto tempo serve e perché?

Servizi e Specialità • 04 febbraio 2021

 Lo sport, a qualsiasi livello venga praticato, consente di mantenerti in forma, migliora il tuo umore e, nel caso degli sport di squadra, ti offre occasioni di socializzazione: tanti sono i motivi per cui si effettua attività fisica nel tempo libero; altrettanto sarà, pertanto, il dispiacere nel dover interrompere bruscamente questa attività, ad esempio a causa di un infortunio.

Il primo pensiero, in questi casi, va quasi sempre alla ripresa dell’attività, e alle relative tempistiche. Come vedremo ora, però, non c’è peggior errore di affrettare, proprio a causa di questa voglia di tornare a muoversi, i tempi di recupero.

 

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Ma qual è il “giusto” tempo di recupero da un infortunio? Ovviamente è impossibile stabilirlo a priori. Si tratta di un elemento che dipende da differenti variabili:

  • la tipologia e la gravità dell’infortunio;
  • le tue condizioni fisiche generali;
  • gli aspetti psicologici.

Il recupero infatti non dipende solo da fattori fisici, anche se indubbiamente più un fisico è sano e atleticamente preparato, più dovrebbe riuscire, nella maggior parte dei casi, a recuperare più in fretta tutte le funzionalità e a riassorbire i traumi; ma molto dipende anche dai fattori psicologici, che in tutti i percorsi terapeutici e di cura giocano un ruolo fondamentale. Minore sarà la paura di ricadute, o più forte sarà la tua voglia di recuperare, e prima questo potrebbe accadere.

Tra tutti gli aspetti da considerare per una valutazione corretta sui tempi di recupero, la più importante è però quella legata al tipo di infortunio e ai danni che ha causato al tuo fisico: una diagnosi che spetta ovviamente a uno specialista qualificato.

 

Le tipologie di infortunio sportivo

Tra gli infortuni più frequenti per uno sportivo, specie se non professionista, vi sono quelli a carico di muscoli e articolazioni; tra i primi figurano contusioni, contratture, stiramenti e strappi, mentre tra i secondi troviamo infiammazioni e distorsioni.

Se è vero che questi ultimi risultano più frequenti negli sport di contatto, come il calcetto, tra gli sportivi amatoriali in genere la maggior parte degli infortuni deriva da un sovraccarico, ovvero da un eccessivo sforzo (per intensità o frequenza) rispetto alle capacità del tuo fisico.

In tutti questi casi, occorrerà per prima cosa valutare la gravità dell’infortunio, tenendo nel frattempo la zona interessata a riposo e ricorrendo eventualmente a qualche farmaco per alleviare il dolore, in caso non sia sopportabile.

La valutazione della gravità dell’infortunio va fatta ovviamente da uno specialista (fisiatra, ortopedico o fisioterapista), che saprà indicarti anche il percorso migliore di cura e riabilitazione; una prima diagnosi può essere richiesta anche al tuo medico di medicina generale, che potrà, in caso lo ritenga necessario, richiedere approfondimenti (esami specialistici) ed eventualmente indirizzarti ad uno specialista per l’individuazione e lo svolgimento della terapia più opportuna.

 

Come si valuta la gravità di un infortunio

Come abbiamo visto, varie possono essere le tipologie di infortunio. Vediamo le principali, e come se ne può valutare la gravità (e, conseguentemente, i tempi di recupero):

 

Contusioni

Si verificano in genere a seguito di un colpo subito (es. una caduta o un contatto di gioco), quando la compressione provoca uno schiacciamento e una relativa fuoriuscita di sangue dai capillari verso i tessuti, quello che comunemente viene chiamato “livido”.

In questo caso è importante capire se la contusione è lieve (in tal caso, è sufficiente l’applicazione di ghiaccio per alleviare il dolore e il gonfiore) o interessa direttamente i muscoli e, in questo caso, verificare se compare un ematoma.

 

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Contratture

Si tratta di lesioni provocate dalla contrazione involontaria e improvvisa di uno o più muscoli, a seguito di un’eccessiva sollecitazione degli stessi, di un insufficiente riscaldamento, ecc. Si manifestano con dolore modesto e diffuso, rigidità e un aumento, apprezzabile al tatto, del volume (ipertonia) delle fibre muscolari coinvolte.

In questo caso il riposo è la terapia più efficace: dai 3 ai 7 giorni di stop potrebbero essere sufficienti, in caso negativo è bene contattare uno specialista per verificare che non vi siano lesioni più gravi. Nel frattempo, è possibile effettuare attività che consentono di allungare la muscolatura (stretching, massaggi decontratturanti…) così da facilitare la ripresa, o consultare un fisioterapista che ti suggerisca quali attività poter svolgere nel mentre. 

  

Stiramenti

Più gravi delle contratture, gli stiramenti sono spesso dovuti ad affaticamento o a sforzi eccessivi e prolungati, e portano all’allungamento delle fibre del muscolo, che si deformando senza lesionarsi. Il dolore è acuto e improvviso, anche se in molti casi sopportabile.

Anche qui, da subito il riposo rappresenta l’unica soluzione efficace, insieme all’applicazione di impacchi freddi (ghiaccio) e di un bendaggio compressivo, come da protocollo RICE (Rest, Ice, Compression, Elevation); il periodo di stop dovrà essere compreso tra le 2 e le 3 settimane per scongiurare il rischio di eventuali ricadute, e alla ripresa occorrerà prestare particolare attenzione alla fase di riscaldamento. In questo caso, effettuare stretching durante la fase di riposo può essere rischioso, pertanto occorre prima consultare uno specialista che saprà consigliarti quando e come iniziare a muoverti.

 

Strappi 

A differenza dello stiramento, qui le fibre del muscolo arrivano alla lacerazione, provocando un dolore più acuto, oltre a rigidità e un’invalidità motoria totale del muscolo interessato.

A seconda della gravità, la lesione muscolare viene definita di primo grado (se interessa la rottura di meno del 5% delle fibre), di secondo grado (se è presente la rottura di oltre il 5% delle fibre) o di terzo grado (quando interessa il ventre muscolare o il muscolo intero); nonostante solo in questo caso i sintomi ti condurranno senza dubbi allo stop, occorre in tutti i casi fermarsi per non danneggiare ulteriormente il muscolo. Anche qui è buona pratica l’applicazione del protocollo RICE, con un riposo che dovrà necessariamente essere di almeno 1-2 settimane per le forme lievi, 15-30 giorni per i danni di secondo grado e oltre per quelli di terzo. Ovviamente, in questo periodo si consiglia di evitare qualunque attività motoria riguardante il distretto interessato, curando l’alimentazione e valutando il ricorso a farmaci antiinfiammatori e miorilassanti, ad uso sistemico (es. compresse) o topico (pomate).

 

Infiammazioni

Sorgono in distretti specifici e possono interessare tendini (tendinopatie) e articolazioni, tra cui le più frequenti negli sport praticati a livello amatoriale sono il ginocchio e, nel caso di sport come il tennis, la spalla e il gomito.

Si tratta in tutti i casi di problematiche derivanti da un sovraccarico, che si risolvono nei casi più lievi con il riposo e, in generale, con l’applicazione del metodo RICE, mentre nei casi più gravi, in cui il dolore è persistente e non limitato ai momenti di sforzo, è importante rivolgersi ad uno specialista che indicherà la terapia e il percorso di cura più adatto per il trattamento della problematica, al fine di evitare che la stessa si cronicizzi.

 

Distorsioni

Le distorsioni negli sportivi riguardano per lo più la caviglia, o il ginocchio. In base alla gravità del trauma, vengono distinte in 1°, 2° e 3° grado, a seconda se le capsule e i legamenti articolati abbiano subito danni lievi, parziali o vere e proprie lesioni. Per una prima valutazione, è bene sapere che i traumi più importanti produrranno, oltre a un gonfiore immediato, l’incapacità di deambulare normalmente.

In caso di una distorsione lieve va applicato il ghiaccio e sospesa l’attività sportiva; potrebbe essere sufficiente un periodo di riposo di 4-5 giorni. Se il trauma è più complesso, invece, vanno ricostruite le modalità dell’infortunio insieme a uno specialista per intervenire nel modo più corretto, anche eventualmente con l’ausilio di tutori (gesso o bendaggio).

Per quanto riguarda il ginocchio, una distorsione benigna (che interessi ad esempio, come spesso accade, il solo legamento collaterale mediale) necessita di 2 settimane di riposo assoluto, spesso con un tutore, più altrettante settimane di riabilitazione, a cui poter affiancare la pratica di nuoto e bicicletta.

Se la distorsione è più grave e provoca la rottura di un menisco o del legamento crociato anteriore, è possibile si debba ricorrere all’intervento chirurgico, al termine del quale va previsto un periodo di rieducazione di 15 giorni in caso di operazione al menisco mediale, di 30 se si tratta del menisco laterale e di circa 2 mesi per la rottura del crociato anteriore.

 

In tutti questi casi, è bene rivolgersi ad un fisioterapista per definire il percorso rieducativo, insieme eventualmente ad un preparatore atletico che possa aiutarti a tornare alle tue abituali capacità atletiche. Presso il nostro Gruppo è disponibile inoltre un Pronto Intervento Ortopedico per la diagnosi rapida e il trattamento di piccoli traumi, anche sportivi: un ambulatorio specialistico, coordinato dai professionisti dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia di Ospedali Privati Forlì, che saprà indirizzarti verso il necessario programma terapeutico o di trattamenti.

 

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