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Digiuno intermittente, cos’è e quando può essere utile

Prevenzione • 15 dicembre 2020

Fra le diverse “mode alimentari”, sicuramente la “dieta del digiuno” è quella che negli ultimi anni ha riscosso maggior successo, nel mondo dello spettacolo e fra la popolazione generale, con l’aspettativa di effetti miracolosi, sia in termini di perdita di peso sia di longevità.

Nello specifico, il digiuno intermittente si è diffuso nel Regno Unito a partire dal 2012, e da allora è stato accolto con entusiasmo dalla comunità medica e scientifica per i potenziali molteplici benefici sulla salute ed il benessere. La scelta di intraprendere tale approccio a scopo “dimagrante” deve essere però ben ponderata ed eventualmente effettuata sotto supervisione specialistica, in quanto non priva di possibili rischi per la salute.

Il digiuno intermittente prevede un periodo di alimentazione equilibrata alternato ad un periodo di forte restrizione fino all’astensione dal cibo. Le tipologie più diffuse sono due: il digiuno per due giorni alla settimana, non consecutivi, intervallati da cinque giorni di dieta libera (la cosiddetta “dieta 5:2”); oppure l’astensione dal cibo per 16 ore consecutive nell’arco della giornata, concentrando l’alimentazione in una finestra temporale di 6-8 ore (“schema 16/8”), al di fuori della quale deve essere evitato anche il più piccolo spuntino. È interessante notare come anche la stessa dieta mediterranea ne rappresenti una variante, in cui il digiuno coincide con le ore di riposo notturno.

I possibili benefici del digiuno sono noti da anni e continuano ad essere oggetto di studio, in particolare per quanto riguarda il controllo dei principali parametri metabolici (glicemia, assetto lipidico) nonché per gli effetti sulle malattie neoplastiche, neurologiche e l’incidenza sulla longevità.

Meno solide, ma comunque presenti in letteratura, sono le evidenze sulla perdita di peso. Durante il digiuno, in mancanza di glucosio (zucchero), il corpo è obbligato ad utilizzare il tessuto adiposo (grasso) come carburante energetico; recenti studi suggeriscono infatti come il digiuno intermittente sia efficace nella perdita di peso a breve termine, anche se non molto diversamente dalle classiche diete ipocaloriche, mentre sono meno reali i dati sul lungo termine.

Ci sono quindi diversi aspetti da considerare prima di intraprendere tale approccio dietetico: per prima cosa, l’inevitabile ripercussione sulle abitudini di vita della persona, oltre alla difficoltà che può essere incontrata nella gestione della sensazione di fame e di facile irritabilità, in particolar modo durante le prime settimane. La restrizione alimentare estrema, inoltre, può aumentare il rischio di perdita di controllo alimentare con episodi di abbuffata durante la fascia giornaliera/settimanale in cui l’assunzione di cibo è consentita liberamente.

Per questo motivo, laddove esista l’indicazione, è fondamentale essere seguiti da uno specialista esperto, dal momento che non si tratta di un regime alimentare adatto a tutti; anzi è controindicato in determinati soggetti come bambini, ragazzi in crescita, donne in gravidanza e anziani, oltre che in particolari condizioni cliniche come malattie croniche o disturbi del comportamento alimentare.

A cura della Dottoressa Elisa Lapini 

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