Tra le terapie oggi più consigliate per chi soffre di infortuni o delle conseguenze di traumi di varia natura, figurano quelle in acqua: non si tratta di una semplice moda, ma dell’esito di studi che hanno dimostrato i benefici di questo elemento per il nostro organismo, ovviamente a determinate condizioni e di fronte a specifici quadri diagnostici.
L’idrokinesiterapia, o terapia in acqua, offre infatti notevoli benefici, ma prima che tu vi faccia ricorso “alla cieca” è bene capire per quali problematiche risulti maggiormente indicata, e quali siano le eventuali controindicazioni.
I benefici dell’acqua per il trattamento delle varie patologie sono noti fin dall’antichità, come dimostrano le lontane origini di terme e vasche o piscine di acqua calda, in cui immergersi per ritrovare il proprio benessere.
Oggi la terapia in acqua è diffusamente riconosciuta in particolare per il trattamento di determinate patologie, acute o croniche, a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, così come per la riabilitazione dopo un infortunio sportivo o un intervento chirurgico.
Ma quali sono nel dettaglio i benefici dell’acqua?
Avrai capito a questo punto perché la terapia in acqua si stia così diffondendo. Ma come funziona esattamente? A seconda del tipo di problematica da risolvere, si imposta un programma di riabilitazione che comprende esercizi in acqua, e ne definisce frequenza e durata (in genere si tratta di sessioni di un’ora, non più di 2 o 3 volte a settimana); l’attività può essere individuale o a piccoli gruppi, ma sempre attentamente monitorata da un fisioterapista specializzato in idrokinesiterapia.
Nello svolgimento degli esercizi, il fisioterapista può affiancarti in immersione (terapia assistita) oppure supervisionarne lo svolgimento a bordo vasca (terapia guidata); il primo è, ad esempio, il caso in cui la terapia miri a restituire mobilità a uno specifico distretto articolare (spalla, ginocchio, ecc.).
A seconda della tipologia di esercizi, si utilizzeranno poi determinati spazi della piscina: le vasche, infatti, hanno zone con profondità differenti, per consentirne a tutti l’accesso in sicurezza e l’utilizzo anche da parte di chi non ha particolari abilità natatorie. Allo stesso modo, si potranno utilizzare funzionalità e strumenti della piscina, come corrimano, parallele e spalliere, ma anche idrogetti per il massaggio terapeutico o il nuoto controcorrente.
Inoltre, il fisioterapista potrà proporti esercizi a corpo libero e altri con attrezzi come tubi, tavolette, galleggianti, manubri, palette, cinture o cavigliere piombate, ecc.: questi possono essere utili per favorire il galleggiamento, e anche per dosare lo sforzo in un processo di ricostruzione della forza, grazie alla resistenza che oppongono rispetto ai tuoi movimenti e alla forza dell’acqua.
In generale, la terapia in acqua è parte di un programma di riabilitazione più ampio proposto da un fisiatra o dal fisioterapista, che la può integrare con altri tipi di rieducazione (es. terapie manuali, strumentali…); per questo, è importante affidarsi a professionisti preparati, che operino all’interno di uno staff con varie specializzazioni.
Come hai visto, i benefici della terapia in acqua sono molti e la rendono ideale a qualsiasi età per chi soffre di patologie ortopediche, reumatologiche e neurologiche: dalle conseguenze di traumi o distorsioni, fino a percorsi di riabilitazione post-chirurgica.
Nello specifico, è adatta per trattare patologie della colonna vertebrale (cervicalgia, lombalgia, ernia o protrusione) o di problematiche articolari e muscolari che interessano i distretti di spalla, ginocchio, anca, caviglia, piede.
All’interno di un programma di riabilitazione, è indicata in particolare per le fasi iniziali, quelle in cui le condizioni del paziente e la sua percezione del dolore non consentono ancora il carico completo sull’articolazione o di eseguire movimenti controgravità.
I casi in cui la terapia in acqua può presentare controindicazioni non sono molti, ma è giusto conoscerli: le caratteristiche delle vasche e dell’acqua stessa la rendono sconsigliabile per chi soffre di diabete avanzato, cardiopatia ischemica (specie in caso di temperatura troppo fredda), epilessia, febbre, incontinenza urinaria, infezioni e micosi cutanee, oltre che di ipersensibilità al cloro e, ovviamente, nei casi di idrofobia.
Inoltre, nel caso di una riabilitazione post-intervento è consigliabile attendere la completa chiusura della ferita chirurgica.
In sintesi, la terapia in acqua consente di ottenere numerosi benefici per chi deve recuperare da un trauma o da un infortunio sportivo. Non essendo ancora largamente diffusa, restano però dubbi e perplessità nei suoi confronti. I più frequenti? Eccoli:
In generale, va pensata come un momento per te e per il tuo benessere, in un ambiente tranquillo e protetto, in una fase del recupero in cui spesso non potresti dedicarti ad alcuna altra terapia; si tratta in questo senso di un’attività propedeutica ai successivi step del percorso riabilitativo.
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